Parla George Clooney: “Senza i gemelli non vivo più. E mia moglie Amal tira fuori il meglio di me”

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George Clooney in un’intervista esclusiva al settimanale Oggi (in edicola dall’8 novembre) racconta la sua nuova vita da papà… innamoratissimo. 
“SONO DIVERSISSIMI” - «Sto scoprendo che avere due gemelli è come avere ben più di due figli. E poi sono diversissimi. Ella è tutta occhi e ti guarda in maniera intensa ma delicata. Lui non fa altro che mangiare, dormire, ridere e fare versetti come “Uh, uh”. È bellissimo stare con loro. Mi fanno divertire un mondo. E Amal è una mamma straordinaria. Nei primi mesi dormiva due ore per volta, a intervalli, sempre pronta ad allattarli. È bellissimo vederla in questa sua nuova veste… Quando sono lontano da loro, non vedo l’ora di tornare a casa al più presto».
“AMAL TIRA FUORI IL MEGLIO DI ME” - Continua Clooney: «Ho sposato una donna che tira fuori il meglio di me. E mi ha regalato questi due marmocchi che mi rendono responsabile come non lo ero mai stato. Ella e Alexander sono nati in una posizione di privilegio. So benissimo che non sarà facile allevarli sotto questa bolla di celebrità. Dovremo far capire loro che tante persone al mondo non sono fortunate come la nostra famiglia».
“I GEMELLINI MI FANNO RIDERE” - E aggiunge: «Non potrei essere più innamorato e più felice, con la famiglia che ho. Ho 56 anni, una certa età, e non avrei mai immaginato che mi sarebbe accaduto. È come la ciliegina sulla torta. Prima pensavo che tutta la mia vita ruotasse intorno alla carriera. Poi è arrivata Amal, e il nostro amore incredibile. Infine, questi due meravigliosi bambini che mi fanno ridere tutto il giorno».
“LA FELICITA’ DEGLI ITALIANI” - E a Oggi che gli chiede quale sia la sua ricetta della felicità, risponde chiamando in causa gli italiani: «L’ho capito comprando la casa sul lago di Como. All’inizio pensavo a un investimento. Poi, quando ho visto gli operai che ci lavoravano, cantando e bevendo buon vino, mi sono reso conto che stavano meglio di me. Per 25 anni ho mangiato in piedi e di corsa. Loro si prendevano il tempo della pausa a pranzo e tornavano a casa pensando alla cena (ride, ndr). Ma penso anche all’esempio di un allenatore di basket, Jim Valvano: stava per morire di tumore, ma ripeteva che nella vita devi fare il possibile per ridere ogni giorno».

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