Luca e Paolo: "Nel nuovo Colorado faremo capire ai comici cosa vuol dire lavorare"

Luca e Paolo: "Nel nuovo Colorado faremo capire ai comici cosa vuol dire lavorare"
Luca e Paolo, torna Colorado. Quali novità ci aspettano? 
Paolo: Noi ci siamo anche quest’anno e già questo mi sembra importante. Forse vi ricordate! Siamo quelli del grande successo “Alla console Mimmo Morelli”. Un capolavoro degli anni ’90.
Luca: E’ vero! Siamo stati per parecchio nella parte alta della hit parade. Altro che “La terra dei cachi”, di Rocco Tanica (nuovo “sovrintendente ai contenuti buffi” ndr)!
Paolo: Ma non era questa la domanda…
Luca: Va bene, ho capito…che dire di Colorado? Quest’anno avremo l’ingrato compito di portare la palla a metà campo e di servire l’assist a 50 comici. Una tavola ricca. Le new entry sono tante! A parte Pucci, che non si schioda. Siamo tutti pronti. Lunedì c’è stata una prova generale molto divertente. Vuoi aggiungere qualcosa?
Paolo: Io condivido tutto ciò che hai detto.
Con numeri così ci sarà una rotazione settimanale. Quanti comici vedremo a puntata? 
Paolo: Dai 25 ai 30. Un po’ di movimento.
Luca: Tra l’altro, sarà divertente vederli andare a lavorare. Io non so proprio cosa voglia dire, quindi sarà bello vederlo in pratica. Lavorare…mi sembra una cosa molto strana da fare.

Ecco, hai citato una delle novità di questa edizione: “Vai a lavorare!”. Di che si tratta? 
Paolo: Sarà una gara in cui i comici si sfideranno a colpi di improvvisazione. Il perdente dovrà andare a svolgere qualche mansione, come il ristoratore o il traslocatore. Si fa sul serio. Anche la comicità va verso i talent show?
Luca: No! E’ più che altro un gioco. Lo dimostra il fatto che gli unici giudici saremo io e Paolo e che giudicheremo con simpatia.
Paolo: Non ci sarà nessuna obiettività.
Luca: Bravo! Non ci sarà alcuna meritocrazia. Manderemo a lavorare chi ci sembra più adatto ad andare a lavorare. Non vedo l’ora: è divertente vedere i comici alle prese con l’improvvisazione, con argomenti che hanno conosciuto all’ultimo minuto.
E’ il vostro secondo anno: ormai siete dei veterani del programma. Cosa ha portato Colorado al vostro percorso? E voi cosa gli avete regalato?
Paolo: A noi ha portato un ruolo che non avevamo mai fatto. Stiamo passando quello che ha vissuto Claudio Bisio con Zelig. Abbiamo imparato tanto. Quest’anno speriamo di imparare ancora di più. Quello che portiamo noi a Colorado, invece, proprio non lo so.
Luca: Ma come? Portiamo la nostra gioventù e la nostra freschezza!
Paolo: Ti prego, non dirlo agli altri che se la prendono.
E cosa mi dite della trasmissione? Cosa rappresenta nel panorama della comicità televisiva? 
Luca: Sai, quest’anno è il suo diciottesimo compleanno e penso ci sia stata un’evoluzione a ogni stagione, così come sono cambiati i gusti dei telespettatori. La televisione è cambiata. Non a caso ci sono parecchie novità. Le contaminazioni col web sono tante: i Pantellas, i miniformat che abbiamo introdotto. Si gioca con quello che per i più giovani è il vero centro dell’attenzione: la Rete. La televisione è solo una parte del tutto. I contenitori sono tanti.
Paolo: Mi fai paura.
A proposito: non è un momento facile per i comici. Un po’ la crisi, un po’ l’insicurezza globale. Sarà più difficile far ridere? 
Paolo: Forse sarà più facile. In momenti come questi la gente è più ricettiva, ha voglia di divertirsi. Il problema è che non c’è più solo un punto di riferimento. Ci sono tanti media sempre sul pezzo. Fare una battuta che non sia già stata fatta, alle 21, su un tema di attualità, è molto più faticoso che 5 o 6 anni fa. Ma tranquilli: noi ci proviamo!

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