Checco Zalone, record d'incassi con 'Quo vado' e Adriano Celentano dichiara che...

Eh sì ragazzi!... Non c’è niente da fare. Se uno incassa 7 milioni di euro in un giorno, significa una cosa sola: che questo Checco ha qualcosa che gli altri non hanno. 7 milioni, per chi fosse rimasto un po’ indietro, sono la bellezza di 14 miliardi di lire. In un sol giorno. E volete che anch’io, come tutti, non sia curioso di andare a vedere cosa mai ci avrà combinato? Indipendentemente dal fatto poi, che ‘sta volta avrei anche una ragione in più per avermi in qualche modo coinvolto in quella sua originale «prima Repubblica», un brano che lui stesso ha scritto, concedendomi l’onore, come più volte ha dichiarato, di essere io il suo mito. Ora se voi mi chiedete se sono contento è chiaro che sono contento. Poteva dirlo di un altro, e invece no, lui si è riferito proprio a me, anche nei gesti quando canta la canzone. Quindi non ci si può sbagliare. Sono io il suo mito. Un suo film «Cado dalle nubi», l’avrò visto sei o sette volte. Lo tengo da conto perché quando mi capita magari di essere un po’ stressato a causa di una eccessiva concentrazione sul lavoro, anziché prendere 5 gocce di Lexotan accendo il televisore, guardo quel film e alla seconda battuta già mi rilasso allegramente. Per cui Zalone è anche un efficace toccasana di cui le farmacie non possono essere sprovviste.
Una medicina la sua, che ci difende e ci rende immuni dalle gravi INFEZIONI che ci procurano le clamorose CAZZATE di un certo cinema internazionale, i cui ingredienti non sono altro che la solita VIOLENZA e un falso modo di girare, dove per nascondere l’incapacità, la macchina da presa si muove in modo frenetico, con i soliti effetti dove tutto è frastuono, tutto è solo morte che uccide non soltanto il buon cinema dove il messaggio, quello vero, viene dall’arte delle grandi commedie, ma anche lo spettatore che alla fine esce con il mal di mare.
Quindi una scoperta importante la sua e il segreto è semplice, come del resto lo è di tutte le grandi scoperte. Lui ha puntato in fondo all’angolo più remoto della nostra anima. Dove anche i cosiddetti «colti», sempre piu’ assetati di potere, ne hanno purtroppo perso le tracce, le quali si identificavano con quella «sana ignoranza» che a nostra insaputa ci rende puri e quindi belli anche se brutti poi, nessuno lo è. Perché inevitabilmente, non essendo ipocriti, oltre che belli si è anche simpatici.
E allora è lì, che l’intellettuale Zalone sfoderando l’arma della sua intatta purezza, ti fa «scompisciare» dal ridere quando di fronte al cugino che improvvisamente gli rivela di essere un omosessuale, «cade dalle nubi» a tal punto, che subito lo riporta a un attimo prima, quando non sapendo, gli aveva raccontato di un imbarazzante viaggio in treno con due «ricchioni» come lui li chiamava, e nello scusarsi per il triste appellativo che non vuole assolutamente ripetere, usa un termine che se non fosse dettato dal candore di chi fa la domanda sarebbe addirittura catastrofico: «mi dispiace per prima quando ho detto... voi... voi come li chiamate quelli della razza vostra?». E così in un sol colpo ha recuperato anche la nobiltà della parola «RAZZA» di cui tutti ne facciamo parte, omosessuali e non.
FONTE: Corriere.it

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