Emma Marrone parla a 'Repubblica' della sua canzone e della sua infanzia.

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“Se Belen porta o no le mutande sono fatti suoi, figuriamoci, io porto i mutandoni di Bridget Jones…”. E’ in perfetto stile Emma Marrone la battuta sul “caso mediatico” della seconda serata di festival, la performance della showgirl argentina uscita sul palco con un abito dal super-spacco che ha scoperto un inguine coperto solo da un tatuaggio. Belen si cita perché si parla delle dichiarazioni del ministro Elsa Fornero che ha detto di non vedere la tv da tre mesi per via dell’uso che si fa della figura femminile. “Se vuoi o non vuoi guardare la tv è un problema tuo, io quando la accendo so che cosa voglio vedere, telegiornali e documentari sulla natura, C’è posta per te perché mi commuovo e Amici, se non vuoi vedere le donne nude basta cambiare canale, c’è libertà”.Non dà una risposta che non sia sincera e diretta la cantante tornata a Sanremo dopo il secondo posto conquistato lo scorso anno con Arriverà insieme a Kekko dei Modà, questa volta con Non è l’Inferno ancora di Kekko, temi sociali, la difficoltà di crescere o di arrivare alla fine del mese in un Paese che soffre la crisi. I bookmaker la danno per favorita da giorni e giorni prima del festival ma lei glissa, “lo dicevano anche l’anno scorso poi grazie a Dio ha vinto quella bellissima canzone di Vecchioni”.Che sia favorita, che la sua provenienza da Amici possa giocare un ruolo nel televoto non le mette pressione, “l’ansia a palla ce l’ho quando incontro i giornalisti, peggio che sul palco” e questo festival “lo vivo come quello dell’anno scorso, come una bambina che si ritrova in un mondo favoloso”. E chissà che da questa collaborazione con i Modà non nasca ancora qualcosa in futuro, “se ci saranno altre canzoni di Kekko sarò ben felice perché mi piace la sua scrittura semplice e diretta, il suono, con lui e la band mi trovo bene, quando le collaborazioni vanno così, perché non proseguire?”.Di recente è uscita per la prima volta dall’Italia, un giro a New York dove l’hanno portata i suoi discografici “forse per farmi vedere il mondo”, in realtà per registrare il video di Io son per te l’amore “carina New York ma non è il genere di posto in cui vivrei, ho mangiato malissimo, preferisco l’Italia in tutto e per tutto”, e poi per tentare il successo all’estero c’è sempre tempo, “meglio affermarsi prima nel proprio Paese e poi esportare un prodotto buono, l’hanno fatto Eros Ramazzotti e Laura Pausini che hanno una grande esperienza, io devo ancora crescere qui, mi tengo bassa”. Timida e cauta, anche se sembra corazzata, “la realtà è che dentro sono, come dicono a Roma, una cogliona, devo ancora imparare tanto”.Una canzone, quella che porta in gara, che affronta temi sociali, d’altronde lei non ha mai fatto mistero delle sue posizioni sulla donna, sul lavoro, sui diritti (la sua partecipazione a una manifestazione a Roma di “Se non ora quando” per gridare dal palco “non sono un pupazzo, sono qui per rompere lo stereotipo della donna di spettacolo e tv”). E a chi le ha contestato di parlare di cose che non conosce risponde che “ho la coscienza giusta per parlare di sacrifici, io prima di fare la cantante non mi ero mai spostata dal Salento, la mia famiglia ha un reddito unico, mio padre fa l’infermiere, non dico che abbiamo fatto la fame ma in famiglia ci passavano scarpe e giubbini fra cugini, io andavo a scuola e la sera facevo la cameriera, ho fatto la magazziniera, ho assistito gli anziani, ho pulito le scale, tutto per non pesare sui miei genitori, a diciannove anni mi pagavo i treni per andare a Milano a portare i miei demo alle case discografiche e ho messo da parte i soldi per stamparmi un disco da sola. So che cosa dico quando parlo di sacrifici – conclude – le critiche non mi interessano”.Sa di che cosa si parla anche quando si parla di giovani, “purtroppo in Italia emerge solo il marcio mai quel che i giovani fanno di buono, non sono daccordo con chi parla di mammoni, il problema è che non ci stanno i soldi per andare via di casa, quando io a diciannove anni sono andata da mio padre a chiedergli di farmi studiare storia della musica a Roma, lui avrà pianto per un mese perché non poteva accollarsi le spese. Se i giovani non si staccano dalla famiglia è perché non c’è alcuna sicurezza – continua Emma – soprattutto al Sud, pensate a quanto costa un treno per spostarsi da Lecce a Roma, manco fosse una carrozza con i cavalli. La cosa peggiore è che è pieno di cervelloni che dovrebbero essere valorizzati per le loro capacità e invece in Italia lo sappiamo tutti come va, anch’io sarei volutra andar via ma non me lo sono potuto permettere, ho deciso di non fare un’altra università perché sarebbero stati altri soldi da spendere e così lavoravo e studiavo la sera”.Adesso comincia a pensare anche ad altro, a come si vede “da grande”, un compagno ce l’ha “e spero di conservarlo”, si vede “sicuramente mamma perché credo la nostra missione sia procreare, lasciareai nostri figli un segno di quello che siamo stati noi, dare la vita a altra vita”. Un pensiero che si è sviluppato di recente, “a vent’anni non pensi a fare un figlio, a ventisette però sì, mi piacerebbe dare a mio figlio quello che mia mamma ha dato a me”. Sente Maria (De Filippi), “mi ha chiamato dopo la performance per dirmi com’era andata, lei è sempre obiettiva”, e sul duetto che farà venerdì con Alessandra Amoroso invita a “andare oltre il fattore Amici (anche la Amoroso arriva dal talent, ndr) e guardare solo due ragazze che cantano e si emozionano insieme. Sarà bello, la musica deve andare oltre le etichette, voglio rispondere a tutte le persone che tante volte ci hanno chiesto di cantare insieme, il pubblico va accontantato. E poi lei è salentina come me, le nostre famiglie si conoscono. Il Salento ha bisogno di essere ricordato, come tutto il Sud, da non dimenticare mai”.

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