Monica Bellucci: «Single non vuol dire sola e Vincent...». L'INTERVISTA COMPLETA QUI:


VANITY FAIR - Entrambe infreddolite, entrambe puntuali, ci incontriamo al Café de Flore di Parigi. È sabato mattina, e il locale è pieno sia di parigini sia di turisti. Molti riconoscono Monica, del resto sarebbe impossibile il contrario. Gli anni (ne ha compiuti 50 a settembre) non l’hanno cambiata. O meglio, l’hanno cambiata in modo gentile, senza appannare lo spudorato splendore della giovinezza ma trasformandolo in un fascino da donna adulta al naturale. Sì, al naturale. Senza interventi e senza smanie di perfezione.
Il bello è che non se ne accorgono solo i passanti, se n’è accorto anche un grande regista, alle prese con un film di quelli che definiscono i tempi in cui viviamo. Come già saprete, S
am Mendes, regista di Spectre, il 24esimo film della saga di 007, il quarto con Daniel Craig nei panni dell’agente segreto, ha arruolato Monica Bellucci come Bond Girl. O, come preferisce dire lei, Bond Lady. È la più anziana delle partner di Bond, un record finora detenuto da Honor Blackman, Pussy Galore in Goldfinger. Era il 1964, lei aveva 39 anni e Sean Connery 34. Pareva una enorme eresia, tanto che la cosa non venne affatto pubblicizzata.
Oggi, invece, parlare pubblicamente dell’età di una signora non è più un tabù. I giornali inglesi hanno sottolineato nei titoli gli anni di Monica Bellucci. Un vanto, un primato rivoluzionario. Un piccolo passo per il maschilista Bond, forse un grande passo per l’umanità. Ne abbiamo parlato con la diretta interessata, davanti a un cappuccino e a un croissant diviso in due, per sentirci entrambe meno in colpa.

Che mi dice di Spectre?
«Non posso dire molto, anzi, quasi niente! C’è massima segretezza intorno a Bond. Il mio è il personaggio di Lucia, un’italiana nel film, gireremo anche molte scene in Italia. Io inizio a lavorare a gennaio. Il ruolo me lo ha proposto qualche mese fa lo stesso Sam Mendes, invitandomi a pranzo a Londra. Fine delle informazioni ammesse».
Ci pensava a fare un Bond, prima o poi?«Un’attrice ci pensa sempre. Una volta, anni fa, c’ero anche andata vicino. Ma, certo, sono rimasta stupita e piacevolmente sorpresa di avere avuto questa offerta ora, a questa età».
Come se lo spiega?
«Mah. Io faccio tutto molto lentamente. Prima figlia a 40, seconda figlia a 45. Si vede che era destino un Bond a 50».
È cambiato lo spirito dei produttori di Bond o sono cambiate le donne?
«Certamente questo di Bond è un segnale, non l’unico, di un modo diverso di guardare alle donne, nel mondo del cinema. Catherine Deneuve, Isabelle Huppert, Charlotte Rampling interpretano ancora personaggi sensuali, anche in campagne pubblicitarie. Inoltre, le cinquantenni di oggi geneticamente sono diverse dalle cinquantenni di una o due generazioni fa. Restiamo in forma più a lungo e meglio. Insomma, ormai si è capito che una donna matura non perde il suo charme, non smette di essere femmina solo perché ha raggiunto una certa età. Anzi, è femmina e sensuale proprio in quanto adulta».
Che effetto le ha fatto il suo compleanno?
«Ho dato una cena a casa, con pochi amici. Non sono mai stata un tipo da feste piene di gente e, del resto, molti compleanni li ho passati su qualche set, da sola in una camera d’albergo».
Com’era l’umore?
«Ho pensato che sono viva e in salute, che ho due figlie meravigliose e che c’è un sacco di energia positiva in circolo. Accettare gli anni che passano non è facile per nessuno, ma se si impara a vivere bene, a godere delle piccole cose giorno per giorno, ce la possiamo fare, e anche con ottimi risultati. Come diceva Kant: “Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”. Non c’è bisogno d’altro».
Molto saggia. Ma quando la fotografano accanto a una giovane attrice, per esempio Léa Seydoux che è nel cast di Spectre, lei che cosa pensa?
«Penso che è bella e brava, e che mi fa piacere lavorarci. Non ci si può mettere in competizione con le ventenni o le trentenni. Chi lo fa vive malissimo. Del resto, io sono madre e ormai quando vedo una ventenne mi viene istintivo provare a immaginare come saranno Deva e Léonie, le mie figlie, a quell’età».
Da un anno e mezzo lei e il padre delle bambine, Vincent Cassel, siete separati. 
Come l’hanno presa?
«Bene. Vincent è un padre molto presente e la nostra idea di famiglia non è mai venuta a mancare».E per lei, ci sono novità? Corteggiatori?
«Ah, quelli ci sono».
Ma è single.
«Diciamo di sì. Anche se single non significa sola. Sono uscita da una relazione durata diciotto anni, in questi mesi ho ritrovato me stessa e adesso mi confronto con una nuova libertà di cui disporre ma di cui non intendo parlare in pubblico».

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