Giulia Arena ha vinto Miss Italia 2013. La 19enne messinese è stata eletta nella Finale in diretta su La7
E’ Giulia Arena Miss Italia 2013. Ha 19 anni e viene da Messina, il suo numero era il 9. A Giulia Arena è andata la fascia di “Miss cinema Planter’s”.
Interpellata dai giurati nel rush finale, si è mostrata da subito motivata:
“Miss Italia viene visto come un sogno. La mia famiglia mi ha spinto a seguire questa strada che per me era del tutto nuova. Al di là del risultato, lasciare il segno di ciò che realmente siamo è il motivo per cui sono qui. Io mi aspetto una nuova strada, ma che comunque non scombussoli completamente quelle che sono le mie priorità. Io so quello che voglio fare della mia vita, come so che il mondo dello spettacolo e della comunicazione mi affascinano tantissimo. Tutto sta nel far coesistere le cose. E’ una cosa di organizzazione e forse di ambizione”.
Alta 1.70 m, ha capelli castano chiaro ed occhi verdi. Il papà Diego è finanziere, la mamma Rita è casalinga. Ha un fratello, Francesco. Si è diplomata quest’anno al liceo scientifico, dove ha assunto la carica di rappresentante d’organo di garanzia, eletta dagli studenti. Ha deciso di trasferirsi a Milano per iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza Internazionale dell’Università Cattolica, scelta dettata anche dalla passione per la lingua inglese, alimentata dai viaggi negli Stati Uniti, Canada e Malta.
Giulia ama gli animali tanto che a casa sua hanno due cani, due pappagalli, due scoiattoli, un coniglio e diversi acquari. Ha un tatuaggio, poco sopra il cuore, che recita parte del ventiseiesimo canto dell’Inferno (”Fatti non foste a viver come bruti…”): un modo per manifestare a tutti l’orgoglio di potersi sentire “figlia di Dante”!
Per un’immaginaria serata dei suoi sogni vorrebbe indossare un abito che descrive così:
«Immagino il mio abito come un capo lungo, sagomato nella parte superiore con una sovrapposizione di tessuto e pizzo, color vaniglia o blu notte, con una scollatura ovale sulla schiena ed un lieve scollo a barca frontale o, in alternativa, un colletto in stile coreano. La parte inferiore del vestito sarebbe senza altro morbida, in stile voial, per sottolineare leggerezza e sinuosità dei movimenti delle lunghezze. Abito di classe, il più essenziale possibile e privo di punti luce o arcobaleni di colore».
Se si presentasse a un provino ecco cosa proporrebbe:
«Presenterei un monologo leggero ed immediato ma dalla sottile e mai scontata ironia. Se invece fossi costretta a scegliere un ballo, preferirei puntare su un ritmo che favorisca l’eleganza di ogni singolo movimento, come un “liscio” può permettere. Escluderei senza altro balli energici con una ritmica veloce e vivace. Mi esibirei in uno stralcio dello spettacolo “Alice, che meraviglia di paese”, di Lella Costa».
Commenti
Posta un commento