«E il bello è quando leggi titoli con scritto "Povera Emma". Povera Emma? Ma povera dove?!». Con una sola, illuminante battuta, Emma Marrone rimette a posto chi ha visto nel bacio del suo attuale fidanzato (l'attore Marco Bocci) a «una sua vecchia amica per salutarla alla fine di una serata» un tradimento.
Non solo perché fa riflettere su quanto possa suonare stonato provare compassione per una ragazza che a 29 anni ha un disco, «Schiena», che in poche settimane è diventato di platino «senza contare che ora ho la stima dei grandi network, un tour che da novembre mi porterà in giro ovunque, a Roma poi c'è un totem gigantesco con il mio faccione - quando l'ho visto mi sono messa a urlare per la gioia - e sono finita pure sui manifesti attaccati ai tram».
Come dire, il periodo è piuttosto fortunato. Ma la riflessione di questa cantante da quasi due milioni di fan su Facebook, va oltre. E con parole semplici, arriva dritta al punto di un'altra questione: «Stiamo tornando indietro. L'idea che passa da tanti media rispetto a come andrebbe vissuto l'amore sembra da Medioevo. Una coppia, per essere tale, deve stare sempre insieme: bisogna farsi fotografare abbracciati a ogni ora altrimenti è crisi. Il messaggio è chiaro e non mi stupisce che poi, specie tra i più giovani, possano nascere rapporti morbosi». Non uno sfogo. Ma la rivendicazione di quella che è la vera identità di una giovane donna di successo. Innamorata, sì. Ma anche che lavora, ha parecchi impegni e pure delle amiche. «Sono autonoma. Sia io che lui lo siamo: lavoriamo e abbiamo amicizie che frequentiamo a volte insieme, altre da soli. Vogliono affibbiarci l'etichetta di "coppia dell'estate". Ma cos'è? Un tormentone? Siamo come "Il pulcino Pio"?», ride.
«Ormai c'è un meccanismo con i media, per cui per dimostrare che stai bene con qualcuno devi piazzarti quattro mesi sotto l'ombrellone e farti fotografare felice e contento. E magari sei la coppia più sfasciata che esiste. Trovo tutto questo molto bigotto. Siamo diventati bigotti sui rapporti. Io sto vivendo una storia d'amore bella, normale, il più possibile discreta. Per fortuna ho altro con cui campare, non il gossip». Ma - che si tratti di persone famose o meno - il ragionamento - appassionato, come lo è lei - è che non bisogna «annullarsi per vivere in coppia. Ed è pericoloso farlo credere.
Passare una serata con le amiche, farci una vacanza, è possibile anche se sei fidanzata se c'è rispetto e fiducia. Mantenere la propria vita, indipendente, è salutare: se no poi di cosa ci si parla? Mi fa impressione notare con che velocità passano dall'affibbiarti l'etichetta di "cornuta" o di "cornuta bis" (il riferimento è al suo ex, Stefano De Martino, che la lasciò per Belén) a quella di traditrice se magari saluto un mio amico abbracciandolo». Meglio non soffermarcisi, postare su Twitter una foto in cui si sorride più luminose che mai vicine al presunto «traditore» e andare avanti.
Si racconta così, in modo generoso e aperto Emma. E ascoltandola diventa più semplice capire come mai i suoi ammiratori non solo la stimino, ma le vogliano proprio bene: «Faccio la cantante, non l'educatrice. Ma ho il massimo rispetto per chi mi segue e ne sento la responsabilità. Con i miei fan c'è un rapporto d'affetto e cerco sempre di far passare, anche attraverso le canzoni, dei messaggi positivi e puliti. Poi, è vero, sono schietta. Ma se all'inizio può sembrare presuntuoso alla fine è un atteggiamento che paga». È cresciuta da quando ha vinto «Amici», il talent show di Maria De Filippi. Era il 2010. Tre anni che sono valsi come molti di più e che hanno trasformato quella ragazza grintosa che amava vestirsi da maschiaccio in una donna che non ha più paura di dire a tutti: sì, sono anche bella.
«Lavoro in un mondo maschile, in cui i pregiudizi esistono - confessa -. Sono già esuberante di mio, di carattere, quindi cercavo di trattenermi sul resto. Ma in questi anni ho lavorato tanto e mi sono venute le spalle forti. Ora sono una persona serena e che si vuole tanto bene. Leggevo l'altro giorno un libro di Giordano Bruno, sull'importanza di liberarsi dai filtri che la società impone. È proprio quello che sento di aver fatto».
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