Il cantautore salentino si racconta
dopo il trionfo al Festival: “Sono
ancora sorpreso da questo risultato”
Anni di gavetta e sacrifici, poi il successo lampo con gli Aram Quartet e un primo passaggio al Festival. Antonio Maggio, classe 1986, ne ha già viste tante. Ma non si è mai arreso e quest’anno ha trionfato a Sanremo Giovani con il brano Mi servirebbe sapere. La canzone, che ha già superato un milione di clic su YouTube, fa parte del disco Nonostante tutto, in cui il cantautore salentino ha messo in mostra tutta la sua creatività.
Nonostante tutto ha vinto Sanremo. Quanto è stato difficile il suo percorso?
«Nonostante tanta gavetta e tanti sacrifici, ce l’ho fatta. Ovviamente ci sono stati momenti difficili, soprattutto dopo lo scioglimento del gruppo. Per vari mesi ho fatto una vera riorganizzazione mentale. Ma questa è solo una delle tante sfaccettature che ha il titolo del disco. L’ho scelto proprio per la molteplicità di significati».
Vive il successo al Festival come un riscatto?
«No, non la vedo così. Dopo lo scioglimento degli Aram ho azzerato tutto. Mi sono ripresentato davanti al grande pubblico per la prima volta come solista e cantautore. Questa per me è una nuova vita artistica, ma anche un ritorno alle origini perché prima dell’esperienza in una band me la suonavo e cantavo da solo».
Quindi come definirebbe il suo trionfo?
«Un coronamento di un sogno. Un traguardo prestigioso. Spero sia l’inizio di una bella avventura».
Prima X Factor poi Sanremo. La prima volta non ha funzionato, che cosa c’è di diverso ora?
«Adesso ho carta bianca dal punto di vista creativo. Sono compositore e considero questo disco come il mio debutto, anche se in passato ho fatto altri dischi. Io sono un caso anomalo. Ho fatto e vinto il talent con un’entità artistica che non esiste più. Ho debuttato a tutti gli effetti sul palco dell’Ariston».
Perché partecipare a Sanremo era tanto importante?
«Quando c’è il Festival il Paese si ferma. E la musica diventa protagonista assoluta. Credo che ogni ragazzo sogni di calcare un palco così importante. Però non è stata una rincorsa affannosa per arrivarci. Purtroppo in Italia ci sono sempre meno vetrine per i giovani cantanti. Sanremo è una delle poche rimaste. Portare un disco lì è il massimo».
Nel disco si parla di sentimenti. Ha sofferto per amore?
«Sì, come tutti. Ma ho sofferto anche di amore per la musica».
Nel suo passato ci sono stati momenti di sofferenza?
«Direi di no. Ho la fortuna di fare quello che mi dà in assoluto più gratificazioni».
Ha dei rimpianti?
«Senza falsa ipocrisia direi di no. La persona che sono oggi è il risultato di tutte le esperienze che ho fatto in passato. Tutto il mio vissuto rappresenta ciò che sono oggi. Quindi sono grato a tutte le esperienze fatte e alla persone che mi hanno accompagnato lungo il percorso».
Nel brano Anche il tempo può aspettare parla della speranza di fermare il tempo. C’è un momento che vorrebbe rivivere in eterno?
«Ce ne sono tanti. Il più recente è il trionfo a Sanremo. Ma anche quando mi hanno comunicato che sarai andato al Festival è stato stupendo. Ho affrontato quest’esperienza come privilegiato perché per me stare lì era una grande responsabilità. Io e miei compagni di avventura eravamo orgogliosi. Il nostro unico pensiero era quello di esserne all’altezza».
Mi servirebbe sapere ha raggiunto un milione di visualizzazioni su YouTube. Che effetto le fa tutto questo successo?
«Non me lo spiego. Ero abituato a un massimo di quarantamila clic. Tutto quello che sta accadendo mi ha davvero colto alla sprovvista».
Qual è la sua canzone preferita dell’album?
«Mi piacciono tutte. E’ come chiedere a un genitore di scegliere tra i suoi figli: impossibile».
Quando un tour?
«Appena finirà la promozione del disco partirà la dimensione del live. Direi prima dell’estate».
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