Elio e le storie tese: secondo posto, premio 'Mia Martini' e premio miglior arrangiamento

 
Non pesa niente, vive quattro ore e ogni giorno cresce un po' di più. Che cos'e? «Tra di noi lo chiamiamo il "testone"», racconta Lorenzo Tamburini, 35 anni, special make up artist per gli Elio e le Storie Tese al Festival di Sanremo. Dopo anni passati a curare, in Italia, i travestimenti delle parodie dei comici, da Fabio De luigi a Lucia Ocone, da Paola Cortellesi ad Aldo, Giovanni e Giacomo, e ora, a Londra, le star dei blockbuster hollywoodiani (da Thor 2 agli zombie di World War Z, prossimo film di Brad Pitt), con quattro truccatori, in circa tre ore, monta ogni sera sui crani dei sei Elii la protesi di poliuretano e silicone che li rende macrocefali.
 
A chi è venuta l'idea?
«A Sergio Conforti, alias Rocco Tanica, che avevo conosciuto tempo fa, essendo lui autore di diversi programmi Tv. Mi ha detto subito che voleva un effetto: "C'e' qualcosa di strano", un trucco che non fosse evidente...».
Però il "testone" è diventato sempre più «alto», o sbaglio?
«Ci siamo resi conto che, incredibilmente, non tutti avevano capito che si trattava di un trucco, eravamo stati troppo discreti. Quindi dalla seconda sera abbiamo aumentato la stempiatura, ossia attaccato il testone più indietro e l'effettuo si è accentuato».
Quanto vive un testone?
"La protesi, ossia la fronte di silicone che viene applicata tra la pelle vera e l'imbottitura di poliuretano, circa quattro ore. A seconda dell'orario in cui sono convocati sul palco, li chiamiamo tre ore e mezza prima, applichiamo il testone e la protesi. Dopo l'esibizione togliamo subito tutto, ma l'attaccatura frontale, essendo sottilissima per non far vedere lo stacco, si lacera tutte le volte. Quindi si butta via tutto».
Quante protesi avete fatto, quindi?
«Ventiquattro, sei fronti per quattro sere. Ho un laboratorio portatile con me: dopo che a Milano avevo fatto i calchi delle loro teste, per quattordici giorni ho lavorato 90 ore la settimana per portare le protesi, modellate, delle prime due serate, poi ho dovuto fare il resto qui: non sembra, ma ogni fronte ha i suoi pori, le sue rughe e le sue vene da ricostruire...».
Lo rifarebbe un festival?
«Certo. Con gli Elio mi sono divertito moltissimo, in camerino si fanno grandi risate. E il bello e' che non solo sono dei geni, ma sono anche persone molto disponibili. Capita di lavorare con gente che vuole un trucco elaborato ma che poi non ha la pazienza di farselo applicare».
Loro invece lo rifarebbero?
«Non so, so che hanno avuto dei problemi con i testoni».
Perché sono fastidiosi?
«No, sono come guanti, leggeri. Ma a volte uno si dimentica di avere la testa grossa, e a volte i lampadari sono un po' bassi...».
Per la serata finale il "testone" e' stato sostituito da un mega "doppio mento", perché?
«Era l'ultima, estrema, trasformazione, un colpo di scena deciso sin dall'inizio del festival»
Un lavoro piu' semplice?
«Per niente, ci abbiamo messo cinque ore, anziché tre, per applicare a tutti e sei le protesi in gel di silicone. Abbiamo dovuto ricostruire anche la barba di Elio su mento e collo, mentre quella di Rocco Tanica era finta. Più rapido».
 

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