Al Teatro Ariston le canzoni tornano al centro della scena e la giuria demoscopica emette finalmente i primi verdetti: fuori, almeno per ora, la strana coppia D’Alessio-Berté, la figlia di Zucchero Irene Fornaciari, gli alternativi Marlene Kuntz e Pierdavide Carone, l’ex talentino di «Amici» supportato a Sanremo da Lucio Dalla. Solo due concorrenti tra loro, al pubblico piacendo, avranno stasera la possibilità di essere ripescati.
Per la sezione giovani, il televoto manda invece in finale Alessandro Casillo, la band Iohosemprevoglia, Erica Mou e Marco Guazzone. Ma in questa seconda serata di festival gravata dall’ombra lunga di Antonio Marano, «commissario» di fatto della kermesse, e scossa dagli strascichi delle prediche di Celentano, dalle facili volgarità dei Soliti Idioti e dalla «farfalla» di Belen, a emergere è soprattutto la pochezza dell’offerta musicale.
Se i big si scoprono piccoli. Si guardi al concorso dei big, per esempio: se ai Marlene Kuntz, com’era prevedibili, tocca fare la parte degli stranieri in terra straniera essendo la loro arte distante anni luce dagli standard sanremesi, Gigi D’Alessio e Loredana Berté presi insieme generano comicità involontaria. Irene Fornaciari, nonostante i nobili natali, continua ad avere un sapore acerbo mentre il tormentone «Nanì»,
col quale Carone racconta in musica la storiella melodrammatica del ragazzino innamorato perso della prostituta che preferisce accontentare il camionista, riesce rapidamente insopportabile. Tra quanti restano in gara, Noemi è di sicuro la più convincente, tutto sommato accettabili le performance di Nina Zilli, Francesco Renga e forse Samuele Bersani poi poco altro. Arisa sembra in preda a un processo di involuzione stilistica, Emma piacerà ai tifosi dei talent show ma non è molto credibile mentre farfuglia di grandi temi, Eugenio Finardi filosofeggia con un’aria un po’ stanca.I ragazzi si faranno? Persino peggiore il quadro della categoria giovani. Casillo ha 15 anni, può attrarre giusto le ragazzine che lo hanno conosciuto a «Io canto», gli Iohosemprevoglia hanno un pezzo fin troppo orecchiabile e giovanilistico, Erica Mou si dà arie da folk singer ma non ne ha (ancora?) la stoffa, Marco Guazzone sembra un cantante preso in prestito da una cover band dei Coldplay. Se questa sezione del festival avesse davvero facoltà di determinare il futuro della musica italiana, staremmo conciati piuttosto maluccio.
Galeotta fu la farfalla. Sul fronte della cronaca, dopo gli sconquassi di Celentano, ieri sera ci si è accontentati della farfalla di Belen. Tornata sul palco assieme a Elisabetta Canalis, la soubrette argentina ha indossato un vestito con uno spacco vertiginoso che lasciava scoperto l’inguine dove c’è impresso il tatuaggio del lepidottero. L’immagine impazza sulla rete. Ne arriva voce sul palco tanto che Belen deve dichiarare. «Ce li ho, ce li ho». Sottinteso: gli slip.
Quei Soliti Idioti. Gli ospiti comici della serata sono I Soliti Idioti, al secolo Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio. Dopo le polemiche sul linguaggio troppo scurrile di Luca e Paolo nella prima serata, c’era qualche timore visto lo stile dei due non proprio conforme ai dettami di Oxford. A parte un paio di parolacce gratuite e innocue, l’unico brivido provocato da Mandelli e Biggio - che hanno anche provato a riproporre il salvataggio dell’aspirante suicida compiuto da Pippo Baudo nel festival del 1995 - è coinciso con una gag in cui inscenavano un matrimonio gay coinvolgendo anche Morandi. Tutto si è concluso con un bacio sulla bocca da parte di Bigio al conduttore del festival che ha chiesto in diretta al direttore di Raiuno Mauro Mazza, seduto in platea, se la gag potesse diventare materia di polemica, visto il commissariamento del festival. Opzione che ci sembra il caso di escludere: la comicità, quando è stupida, non è mai pericolosa. Al massimo annoia.
L’apparizione di Ivanka. Si segnala poi il tanto sospirato debutto della top model Ivana Mrazova, bloccata nella prima puntata da un torcicollo monstre. Ha fatto il suo compitino, producendosi al massimo in un’improbabile coreografia che consisteva nell’agitare le braccia su e giù mentre alcuni ballerini professionisti effettuavano una serie di ben più complesse evoluzioni intorno a lei. In ultimo merita menzione Rocco Papaleo che si sta guadagnando meritatamente uno spazio importante in questa edizione: ieri è stato soprattutto lui a provare a movimentare la lunga sequenza di canzoni in gara (in tutto 22). Sul palco ha fatto poi il verso, con una parodia tarantolata, al dj francese Martin Solveig ospite della kermesse. Quest’ultimo non deve aver gradito, se è vero che ha rapidamente guadagnato l’uscita. Si sa: l’autoironia non è una dote che Oltralpe abbonda.
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