Arisa: per Sanremo mi faccio in tre

La cantante in gara con l'autobiografico "La notte" "Sul palco io, la mia parte infantile e quella oscura"

Per il quarto anno consecutivo, Arisa va a Sanremo: «Ormai faccio parte dell’arredamento - ironizza lei - ma se non avessi qualcosa da dire non ci andrei. Il problema è che io qualcosa da dire ce l’ho ogni anno, e Sanremo è il posto migliore per farsi ascoltare».

Una novità c’è: quest’anno sul palcoscenico del festival, come sul disco che uscirà la prossima settimana, Arisa non sarà sola. Con lei ci saranno anche Rosalbina («La chiamo così, è la mia parte più infantile») e Penelope, «che con me ha scritto Amami , una missiva d’amore che mi riguarda molto. Per la prima volta riesco a dare luce alla parte più oscura, di cui ci si vergogna e che invece voglio assecondare».

I tre lati di Rosalba Pippa, da Pignola (Potenza), per tutti Arisa, 29 anni e due album già pubblicati, sono tutti dentro al nuovo disco, che si intitola appunto Amami , come pure dentro al libro che è uscito nei giorni scorsi con Monadori e che si intitola Il paradiso non è un granché . E un romanzo, come lei stessa tiene a sottolineare, è la storia di una cantante che si fa chiamare Marisa, che trova il successo grazie alla canzone Semplicità : tutto inventato (il successo di Arisa era Sincerità ), ma tutto così vicino al vero da dare un po’ di vertigini.

«La principale differenza tra la mia vita e il libro è che il successo non è arrivato come una fiaba, all’improvviso, quasi senza sforzo: faccio concorsi di canto da quando avevo quattro anni, ho lavorato tantissimo e continuo a farlo. Il mio X Factor (Arisa è stata tra i giudici dell’ultima edizione del talent show, ndr) è proprio quello: non sono mai stato un tipo che dorme fino a tardi, ogni mattina alle otto mi sveglio e subito comincio a lavorare. Mi piacerebbe pensare un po’ più a me, ma so già che non lo farò: ho troppe idee in testa da realizzare, troppi progetti da portare a termine».

Quello nuovo, quello che presenterà a Sanremo, è un progetto che ha collaboratori eccellenti: José Feliciano, con cui giovedì 16 duetta in Che sarà , che il cantante portoricano interpretò a Sanremo 41 anni fa, e soprattutto Mauro Pagani, che dirige l’orchestra per lei e che è il produttore del suo album. «Per me è un onore lavorare con lui, Pagani è un produttore che fa solo le cose in cui crede. Prima di cominciare, abbiamo parlato tanto, ci siamo scambiati i dischi preferiti: lui mi ha detto tante cose interessanti, e io mi sentivo in una situazione tipo “il gigante e la bambina”, in cui però alla fine mi pare di essermi guadagnata il mio spazio».

I dischi preferiti di Arisa sono, in questo momento, «il secondo di Florence & The Machine, il primo di Adele. Per Elettra di Carmen Consoli ho una passione vera, mi piacciono molto Far di Regina Spektor, i vecchi dischi di Tori Amos, quelli di Fiona Apple. Ieri sera, non so perché, ho comprato un album di musica classica per bambini. Ora mia sorella minore, che ha 19 anni, è ospite a casa mia in attesa di trovare una sistenmazione e quindi ascolto le cose sue. E sono fissata con Margherita di Riccardo Cocciante, che in questi giorni ascolto a ripetizione».

Ma il pensiero, naturalmente, torna spesso a Sanremo: «Non vedo l’ora di portare là il mio nuovo pezzo, La notte . È una canzone che parla della solitudine, del dolore, di una coppia che vive un momento di confusione. Descrive il dolore fisico che si prova quando un amore è in crisi, ma “La vita continuerà” sono le ultime parole del testo. A chi mi dice che la canzone, come l’album, è triste, rispondo che la tristezza ha una dignità grandissima, e che oggi più che mai c’è bisogno di piangere, per stare meglio».

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